Emozioni e sentimenti, una storia zen
soldato che si chiamava Nobushige andò da Hakuin e gli domandò:
«C’è davvero un paradiso e un inferno?».
«Chi sei?» volle sapere Hakuin.
«Sono un samurai» rispose il guerriero.
«Tu un soldato!» rispose Hakuin. «Quale governante ti vorrebbe come sua guardia? Hai una faccia da accattone!». Nobushige montò così in collera che fece per snudare la spada, ma Hakuin continuò: «Sicché hai una spada! Come niente la tua arma è troppo smussata per tagliarmi la testa».
Mentre Nobushige snudava la spada, Hakuin osservò:
«Qui si aprono le porte dell’inferno!». A queste parole il samurai, comprendendo l’insegnamento del maestro, rimise la spada nel fodero e fece un inchino.
«Ora si aprono le porte del paradiso» disse Hakuin.
Racconto tratto da 101 storie zen, a cura di Nyogen Senzaki e Paul Reps (trad. di A. Motti)
Il guerriero Nobushige chiede al monaco Hakuin se il paradiso e dell’inferno sono reali; egli con la sua domanda mostra di interrogare se stesso sulla realtà del proprio mondo interiore, che sta tentando di decifrare. Esiste un paradiso? esiste un inferno? Il monaco aiuta il guerriero, ponendolo nelle condizioni di sperimentare nel giro di brevi istanti la tangibilità e vitalità del suo mondo interiore, fatto di tumulti – l’inferno – e di quiete – il paradiso – in rapido avvicendamento. Inoltre, cosa che qui interessa, con poche e incisive parole aggiunge consapevolezza a questa dimensione, segnando il passaggio dall’emozione al sentimento, così come qui la intendiamo.
Nella breve storia il samurai Nobushige passa per ben due volte dall’esperienza di un’emozione a quella del sentimento connesso. La prima volta quando, dominato dall’emozione della collera, sguaina la spada contro il monaco Hakuin. Subito, il passaggio al sentimento di essere in collera giunge grazie alla frase che gli viene rivolta: ”Qui si aprono le porte dell’inferno”.
Questa frase aiuta il guerriero a osservare la propria reazione incontrollata, a riconoscere da un punto più neutro il sentimento di rabbia che lo ha colto.
La seconda volta in cui Nobushige passa dall’emozione al sentimento avviene quando egli prova il moto interiore dell’acquietarsi della collera, e ripone la spada nel fodero. Il sentimento di gratitudine e deferenza rispetto al monaco emerge dall’emozione del suo rasserenarsi, è segnalato dal gesto dell’inchino del guerriero e dalla frase finale del monaco: ”Ora si aprono le porte del paradiso”. Anche questa frase aiuta il guerriero ad osservare se stesso, a riconoscere e dare un nome al suo stato mentale qui rasserenato.
La consapevolezza del guerriero di essere in collera verso il monaco è il sentimento collegato alla sua emozione dell’andare in collera; la gratitudine e deferenza sono collegate alla sua emozione del calmarsi.
Le due frasi pronunciate del monaco hanno qualcosa di illuminante: facilitano nel guerriero il passaggio dall’emozione al sentimento, insieme alla sua presa di coscienza riguardo la realtà, molteplicità e variabilità del suo mondo interiore. Essenziale è l’utilizzo della parola fatto dal monaco, parola che porta il guerriero ad una riflessione. Questa parola-riflessione sembra mancargli all’inizio. Gli mancava la capacità di “dare un nome” a quello che accadeva nell’animo. Questo passaggio non appare scontato nel caso del guerriero, e forse non solo nel suo!
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