Una maschera di cartapesta

da | Mag 19, 2020 | Approfondimenti | 0 commenti

Vivo insieme ad un insegnante di liceo artistico, che come tutti gli insegnanti ha dovuto organizzarsi in tempi brevissimi sulla didattica a distanza. La materia che insegna è una di quelle che si svolgono prevalentemente in laboratorio: “ Discipline plastiche e scultoree”. In altre parole, come si realizza una scultura in ogni sua fase, dal progetto grafico alla scelta e utilizzo dei materiali. Convertire la didattica in presenza in quella a distanza poneva ostacoli seri, eppure una soluzione, alla fine, si è trovata. Il mio compagno ha proposto alle sue classi di realizzare una scultura in cartapesta, utilizzando carta e cartoni di scarto facilmente reperibili a casa. Facile! “Ragazzi, iniziamo con una maschera in cartapesta, che mostri uno stato d’animo particolare, ad esempio, come vi sentite voi stessi, o qualcuno che conoscete, in questo periodo” Silenzio assoluto. Eppure, nelle aule non si sapeva come ottenere l’attenzione di tutti, e distoglierli dalle chiacchiere incessanti era impresa difficile. “Con l’insegnante di lettere state studiando Pirandello, vedrete che questo lavoro vi aiuterà a chiarire meglio i temi di questo autore. Ve ne ricordate qualcuno?” Il silenzio diventa d’imbarazzo, finché una ragazza prende il coraggio di parlare e dice: “Prof, non ci ricordiamo niente, pensi come siamo messi!”

Dopo una serie di esili e piatte mascherine in stile veneziano prodotte da tanti studenti, ecco piano piano arrivare qualche maschera vera. Per primo appare un giullare con tutti i suoi campanelli, un sorriso largo sotto due occhi che vogliono piangere. Appare un personaggio femminile, il suo sguardo è perso nel vuoto, una guancia dilaniata, scarnificata. Ecco poi una maschera livida di angoscia, in tinta verde scuro, capelli di lana da medusa. Figure in genere inquietanti, che paiono appena emerse da un sogno.

Intesa come atteggiamento assunto per far fronte a certe circostanze, la maschera è utile ad ogni essere umano. L’adulto maturo e ben integrato se serve per ottenere risultati a suo favore in ambienti di lavoro, familiari, sociali. A seconda delle risposte di coloro che li circondano e che se ne prendono cura, il bambino e la bambina imparano presto che lamentandosi di continuo ottengono più attenzione, oppure la ottengono se diventano ribelli, o seduttivi, se si mostrano autolesionisti, se si isolano…

Capita dunque che maschere indossate una volta, forse tanto tempo fa, non vengano più abbandonate, diventino una seconda pelle, fissino i lineamenti del viso in un’espressione irrigidita, non più capace di rispondere con partecipazione alle mutevoli sollecitazioni della vita. Il piccolo bullo ostenta sicurezza si sé, sfrontato e prevaricatore fino a diventare crudele e violento. La persona sempre servizievole pospone le sue necessità, indebolisce la propria capacità di difendere se stessa e lo spazio vitale.

Cosa lascia pensare che siamo di fronte ad una maschera? Spesso è la fissità a darci un segnale, la difficoltà ad accogliere altri sentimenti, come la tenerezza nel caso del piccolo bullo, la forza di autodeterminarsi nel caso della persona servizievole. Altrettanto spesso sono le crepe sulla superficie della maschera ad indicarci il penoso sforzo di autocontrollo a cui quell’essere umano si sta sottoponendo. Crepe da cui improvvisamente trapelano sentimenti e atteggiamenti sproporzionati, incoerenti, incomprensibili, incontrollabili.

Impariamo a riconoscere queste maschere, le loro caratteristiche, il modo in cui si esprimono, pensano e agiscono, le circostanze che più le richiamano sulla scena. Cominciamo a indagare quali altri modi di essere vengono ostacolati dalla predominanza di una o più di esse. Modi di essere che ci appartengono già, anche se poco vissuti, e che aspettano soltanto l’occasione per esprimersi. Modi di essere che corrispondono più da vicino ad una identità autentica, forte, gioiosa, piena di fiducia, salute e piacere di vivere.

Daniela Bianchi

Daniela Bianchi

BFRP Bach Foundation Registered Practitioner e Counselor in formazione

Il mio campo è educare, informare, facilitare ad apprendere nuovi modi di muoversi, agire e relazionarsi.

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